La mastoplastica additiva, divenuta ormai uno degli interventi più comuni in chirurgia estetica, consente di aumentare il volume del seno, di modificarne la forma e di correggerne eventuali asimmetrie. Il seno nella donna ha un ruolo fondamentale come sinonimo di femminilità e sensualità, avendo anche un importante impatto sull’autostima. Non è da sottovalutare infatti, la ripercussione psicologica derivante dal fatto di non sentirsi a proprio agio con il proprio corpo nei contesti sociali in cui questo viene maggiormente scoperto come al mare, nello spogliatoio di una palestra o con il proprio partner.

Per l’aumento volumetrico del seno, negli anni, sono state proposte tecniche di vario tipo più o meno invasive, che però spesso non garantiscono una durata volumetrica nel tempo e possono provocare asimmetria in relazione a differenti processi di riassorbimento delle sostanze utilizzate.
In base alla mia esperienza ho potuto constatare che, per dare un risultato stabile, a lunga durata ed ottenere un assetto volumetrico condiviso con la paziente, il metodo più sicuro ed affidabile è l’utilizzo di protesi mammarie in gel di silicone. Tali presidi protesici, come li abbiamo oggi, sono in uso dal 1995 e sono totalmente sicuri.

La visita preoperatoria

Una fase fondamentale dell’intervento è il colloquio preoperatorio tra la paziente ed il medico. Nella maggior parte dei casi si tratta di una chiacchierata nella quale, ascoltate le esigenze della paziente, il medico:

  • sceglie con essa la tipologia, la forma e le dimensioni delle protesi
  • fornisce informazioni sulle varie fasi dell’operazione, sugli accessi chirurgici e le differenze fra essi in termini estetici e funzionali
  • chiarisce aspetti della fase post operatoria
  • spiega le eventuali complicanze di interventi chirurgici in generale e in particolare.

E’ importante in questa parte del rapporto medico-paziente, sciogliere ogni dubbio che può essere presente fornendo ogni informazione necessaria a valutare i rischi ed i benefici dell’operazione e facendo sì che la paziente possa comunicarci i suoi problemi e desideri senza imbarazzo, manifestando eventuali preoccupazioni riguardo l’intervento.

La Protesi

La scelta delle protesi riveste un ruolo centrale nel risultato estetico finale dell’intervento. E’ una fase che richiede al medico un’osservazione chirurgica ed un giudizio estetico, quest’ultimo basato sempre, sulle esigenze della paziente. Il giudizio chirurgico deve tenere conto di caratteristiche anatomiche come estensione della mammella, larghezza del torace e dei fianchi, cute e tessuti molli della paziente. Si otterrebbero infatti risultati scadenti se, ad esempio, si desiderasse un seno enorme con una prima taglia di base. Il giudizio estetico, invece, si basa sulla globalità del corpo della paziente e porta alla scelta della proiezione e dalla base della protesi.

Le protesi sono costituite da un gel polimeri di silicone che garantisce un risultato che si avvicina il più possibile ad una mammella naturale.
Nella mia esperienza ho sempre fatto uso delle protesi migliori sul mercato, come Mentor e Allergan che, se fino a qualche tempo fa garantivano le proprie protesi per dieci anni, ora lo fanno a vita.

Esistono 2 principali tipologie di protesi mammarie:

  1. Le “Tonde” (o tradizionali), che si presentano tondeggianti con una convessità uniforme lungo il profilo protesico anteriore, sono indicate in pazienti che hanno un seno armonico e desiderano unicamente un aumento volumetrico moderato o in quelle che, dopo gravidanze o dimagrimenti, hanno un seno che non presenta più il turgore di una volta.
  2. Le “anatomiche” (o a goccia) che hanno una forma simile alla mammella naturale, con un polo inferiore più proiettato. Questa tipologia di protesi è indicata invece in donne con una ipotrofia marcata… Un’altra caratteristica offerta da alcune case produttrici è il differente spessore protesico (basso, medio o alto) che consente di ottenere una maggiore o minore proiezione del seno.

 

Le protesi di ultima generazione presentano inoltre una superficie testurizzata (rugosa), che, in base a quanto scaturito da esperienza clinica internazionale e pubblicazioni scientifiche, riduce l’incidenza di formazione della capsula fibrosa attorno all’impianto protesico.

Posizionamento delle Protesi

La scelta del posizionamento della protesi dipende dalle caratteristiche anatomiche della cute, della ghiandola mammaria esistente, del torace, dell’altezza della paziente e dal tipo di attività che essa svolge.

Le protesi possono essere posizionate:

  1. SOTTO GHIANDOLARI: Tra i più usati, poco invasivo e di rapida esecuzione, questa tipologia di impianto consente una buona mobilità precoce della mammella nel post operatorio. La più rapida convalescenza deriva dal fatto che non venga inciso il muscolo pettorale e la protesi venga posizionata tra questo e la ghiandola.Si pone indicazione soprattutto nelle pazienti che partono da una taglia media, con tessuto ghiandolare e adiposo ben rappresentati, ad una più grande.Purtroppo lo svantaggio di questa sede di impianto rende le protesi più visibili e palpabili ma, anche qui, è dirimente la visita con lo specialista per comprendere quale possa essere la soluzione migliore.
  2. SOTTOMUSCOLARI: Consente il posizionamento della protesi al di sotto del muscolo Grande Pettorale. E’ indicato in pazienti magre, con mammelle piccole e poco adipe sottocutaneo, che desiderino aumentare il volume del proprio seno mantenendo una forma naturale. Il posizionamento retromuscolare ha il vantaggio di mantenere la naturalezza del seno anche nel polo mammario superiore grazie allo spessore dei tessuti molli di copertura ed alla compressione del muscolo sulla protesi. in questo caso inoltre, la continua contrazione del muscolo comporta un costante massaggio sulla protesi che riduce la possibilità di formazione della capsula.E’ un intervento che comporta una maggiore durata tanto dell’operazione in sé quanto del postoperatorio. In genere il piano sottomuscolare totale non viene utilizzato, in quanto, a mio avviso, tende a dislocare la protesi verso l’alto durante la contrattura del muscolo.
  3. TECNICA “DUAL PLANE”: In genere, soprattutto per mammelle piccole e con minimo spessore ghiandolare è preferibile utilizzare la tecnica “dual plane”. Essa è considerata l’evoluzione della retromuscolare e consiste nel posizionamento della parte superiore della protesi al di sotto del muscolo grande pettorale, per garantire una maggiore copertura della protesi da parte del muscolo, e la parte inferiore al di sotto della ghiandola che viene parzialmente scollata dal muscolo sottostante. La porzione inferiore della protesi viene quindi lasciata libera, non coperta cioè da muscolo, in sede retroghandolare dove i tessuti sono generalmente più rappresentati.

TIPOLOGIA DI ACCESSI

L’incisione effettuata per inserire la protesi nella mammella è di circa 4-5 cm e viene praticata in sedi che consentiranno la copertura della cicatrice quando la paziente è in costume o reggiseno. Gli accessi più utilizzati sono in sede emiperiareolare e nel solco sottomammario. Il primo fa sì che la cicatrice vada a trovarsi sull’interfaccia tissutale tra la cute dell’areola e della mammella, il secondo invece, trovandosi nel solco sottomammario verrà coperto dal reggiseno

Preparazione all’intervento

Oltre agli esami di routine, con particolare riguardo alla coagulazione del sangue, è bene eseguire prima dell’intervento una mammografia od un’ecografia della mammella: in caso di noduli o cisti, queste neoformazioni potranno essere ricercate ed asportate durante l’intervento.
E’ bene astenersi dal fumo e alcolici una settimana prima dell’intervento ed evitare nei 15 giorni precedenti l’uso di aspirina o derivati.
La paziente dovrà inoltre avere le ascelle depilate ed effettuare una doccia con soluzione disinfettante poco prima dell’intervento.
Inoltre in caso di pregressa gravidanza è opportuno effettuare l’intervento almeno 6 mesi dopo dalla fine dell’allattamento.

Intervento

L’intervento può essere effettuato in regime di day hospital: la paziente entra in Casa di Cura la mattina presto e viene dimessa in serata dopo il controllo del chirurgo.
Questo tipo di ricovero è particolarmente apprezzato in quanto, oltre ad una drastica riduzione dei costi di degenza, la maggior parte delle pazienti preferisce tornare a casa. In ogni caso è possibile effettuare, in caso di necessità, una notte di degenza.
La durata dell’intervento è di circa un’ora e mezza e viene effettuata in anestesia generale.
Vengono posizionati due drenaggi che in genere vengono rimossi dopo 48/72 ore.
Verrà applicato un bendaggio compressivo per i primi 3 giorni per poi essere sostituito da un reggiseno contenitivo particolare con apertura anteriore che la paziente dovrà indossare per circa un mese. Nei primi giorni dopo l’operazione la paziente potrà sentire indolenzimento nella regione mammaria, lieve gonfiore ed ecchimosi, ma fanno parte di un decorso postoperatorio del tutto normale.
La guida della macchina potrà avvenire dopo circa 10 giorni dall’intervento, mentre lo scooter e l’attività fisica potranno essere ripresi dopo circa un mese.

Domande Frequenti

Si può allattare dopo la mastoplastica additiva?
E’ vero che le mammelle diventano fredde con le protesi?
E’ vero che diminuisce la sensibilità del capezzolo?
Dopo quanto tempo è possibile tornare a praticare attività sportiva?
E’ vero che le protesi mammarie esplodono in aereo?
Le mammelle avranno la consistenza naturale al tatto?
Le cicatrici saranno visibili?
Posso indossare un reggiseno con il ferretto?
Da che età è possibile sottoporsi a mastoplastica additiva?
E’ vero che le protesi vanno sostituite dopo 10 anni?